I
testi qui riportati sono stati riadattati dallautrice appositamente per questo sito
nellagosto del 2007. Il testo di Silvia Fierabracci dedicato alla figura e
allopera di Gio Batta Lepori, è stato pubblicato nella sua versione integrale
comprensiva delle relative note bibliografiche nel numero speciale del Dicembre 2006 della
rivista Arte a Livorno e oltre confine intitolato Gio Batta Lepori.
1946: la scelta di una vita. Tale numero speciale, del quale in specifico Silvia
Fierabracci ha curato il coordinamento editoriale, fa parte della collana I grandi
protagonisti dellarte labronica del Novecento della Editrice Il
Quadrifoglio s.a.s. di C. Quercioli & B. Damari Livorno.
DIRITTI DI AUTORE
Testi © 2007 Silvia Fierabracci
Foto © 2007 Eredi Lepori
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parte dei testi né alcuna foto possono essere riprodotti o trasmessi in qualsiasi forma o
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dei proprietari dei diritti
LATTENZIONE DELLA CRITICA ATTUALE VERSO LA
FIGURA E LOPERA DI GIO BATTA LEPORI
Laffascinante avventura artistica di Gio Batta
Lepori, pittore personalissimo, ha attraversato di fatto quasi tutto il secolo scorso
concretizzandosi nella produzione di opere di straordinario valore. La sua consapevole
coerenza si è estrinsecata in splendidi dipinti sempre connotati da una rara freschezza,
frutto di una pittura raffinata e moderna. In virtù dei più recenti studi ed esposizioni
dedicati allartista, di particolare interesse storico critico si rivela
lesperienza vissuta da Lepori a cominciare dal momento in cui egli prende la
decisione di dedicarsi totalmente allarte per tutto il resto della sua vita. Assai
indicativo, in questo senso appare il titolo della esposizione ospitata a Livorno
nellambito del Premio Nazionale Rotonda 2006. Infatti, la mostra 1946: la
scelta di una vita non soltanto ha ricordato un particolare biografico molto
significativo, ma ha altresì presentato, grazie ad una rigorosa selezione, una rosa di
eloquenti quadri, che ha messo in luce opportunamente lalto livello dellarte
di Gio Batta Lepori sin dagli esordi ufficiali del 1946. Documentata in catalogo tra le
esposizioni accolte nellambito della consueta rassegna artistica estiva tenuta a
Livorno con cadenza annuale sin dal 1953, la mostra ha catalizzato di nuovo
lattenzione su un autore verso il quale, a tuttoggi, si riscontra un
increscioso ritardo nellapprofondimento di studi relativi alla sua opera. Non a
caso, infatti, la necessità di un urgente recupero nei confronti della rivalutazione
della figura e dellopera di Gio Batta Lepori viene esplicitamente
espressa nella introduzione in catalogo da Chiara Filippini e da Gregorio Rossi, i
quali reclamano vivamente una più opportuna divulgazione di questa importante
personalità, vera risorsa e patrimonio della nostra cultura artistica.
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1946: LA SCELTA DI
UNA VITA.
LARTISTA GIO BATTA
LEPORI NEL CONTESTO POST BELLICO LIVORNESE
Nel 1946
Gio Batta Lepori, nonostante la famiglia già numerosa da mantenere, lascia il suo posto
di lavoro sicuro di capo operaio della STANIC, per intraprendere unicamente la carriera
artistica. Questo gesto è assai coraggioso e degno di attenzione se si considera il
delicato periodo storico nel quale si colloca tale decisione. Livorno, una delle città
italiane, uscita tragicamente provata dagli avvenimenti bellici, si trova adesso a dover
affrontare la difficile e dura fase della ricostruzione. In Italia il passaggio dal
contesto artistico tra le due guerre a quello post bellico rappresenta un momento molto
complesso, poiché va segnalato che già durante la guerra stessa gli artisti più
significativi avevano manifestato rilevanti evoluzioni di linguaggio. Schieramenti e
polemiche rumorose, che oppongono i fautori della figurazione a quelli
dellastrattismo e dellinformale, costituiscono una parte significativa del
contesto italiano post bellico laddove insieme alla nascita di movimenti, gruppi e
manifesti andavano ad affermarsi eccellenti personalità artistiche. Tale articolata
situazione si riscontra, chiaramente con le sue peculiarità, anche a Livorno, che,
nonostante la devastazione della guerra, assiste alla rinascita della vita artistica
addirittura sin dal marzo 1945 con lepisodio di una personale del post-macchiaolo
Renuccio Renucci alla Galleria dArte. Di lì a poco sui giornali si torna a
discutere di pittura (tre, sono i quotidiani stampati a Livorno, Il
Tirreno, La Gazzetta e Il Giornale del Popolo), nascono ex
novo o vengono ripristinate alcune gallerie, si formano i primi raggruppamenti di artisti.
Ora il ruolo delle gallerie private è importantissimo, poiché esse rappresentano la
principale possibilità per un artista di farsi conoscere. Così la Galleria Labronica, la
Galleria dArte e la Saletta di Bottega dArte divengono gli ambienti
deccellenza in grado di rispecchiare, con le loro proposte, i gusti artistico -
culturali più in voga. In questo clima Gio Batta Lepori si affaccia ufficialmente sul
palcoscenico del mondo dellarte tenendo la sua prima personale alla Galleria
Labronica. La mostra corredata da un catalogo con presentazione di Renato Natali riscuote
un meritato successo, cui fanno seguito vari articoli-commento tra cui, due sui quotidiani
livornesi Il Tirreno ed Il Giornale del Popolo e uno su
LAvvenire, dove Ugo Spadoni è il primo ad evidenziare, nella sua
recensione del 20 gennaio 1946, non soltanto la ricerca continua, lo studio faticoso
e instancabile del pittore, che nel colorismo si richiama ai macchiaioli, ma anche
quellistinto curato di Gio Batta Lepori volto al progresso e al
miglioramento.
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GIO BATTA LEPORI E RENATO
NATALI.
LA STIMA E LA FIDUCIA DEL
MAESTRO PER IL GIOVANE ARTISTA, LE MOSTRE VISSUTE ASSIEME
A distanza di neppure un anno dallevento, lartista
livornese si fa notare con una consistente personale alla Galleria dArte
Internazionale di Milano, che insieme alla mostra del Lepori ospita la prestigiosa
personale dellaffermato Renato Natali. Il catalogo relativo alle due esposizioni,
oltre alle opere esposte e ai curriculum di entrambi i pittori, contiene due distinte
presentazioni, una firmata Mario Borgiotti per Natali e una firmata Renato Natali
per lesposizione del giovane artista. Le linee generali dello scritto del Natali
sullopera di Gio Batta Lepori sono sostanzialmente le stesse di quelle della
presentazione, sempre da lui firmata, per la prima mostra alla Galleria Labronica. In
entrambi i casi il maestro sottolinea la efficace pratica da parte del Lepori di una
pittura labronica.
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LARTISTA LABRONICO VISTO DALLA STAMPA SUL
FINIRE DEGLI ANNI QUARANTA
Nelle
opere presentate alla Galleria dArte Internazionale di Milano, Gio Batta
Lepori comincia a manifestare una sua evoluzione, che viene opportunamente notata in un
articolo assai lungimirante apparso sulla rivista milanese Platee del gennaio
1947, che nel riferirsi allemergente artista labronico e al suo coerente
legame con la macchia dice: «[
] Gio Batta Lepori [
] ha
intenzioni di discreta attualità anche se solo due o tre delle ultime cose paiono
rispondervi: del resto è ancora nellorbita del gruppo livornese fedele a
certi canoni, che rimangono tenacemente chiusi ad ogni più moderno respiro.
Da incoraggiare, dunque, il giovane Lepori, che vorrebbe andare un po più in là,
anche senza rinnegare i vecchi suoi maestri».
Mentre, in particolare nel 1947, la stampa nazionale e
locale in diversi articoli apparsi su Toscana nuova, su La
Gazzetta e su Il Mattino, alimenta limmagine romantica di
Gio Batta Lepori, artista solitario, autore di meravigliosi dipinti.
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LE GALLERIE E LAFFERMAZIONE DELLOPERA DI GIO
BATTA LEPORI
Il
pittore va sempre più affermandosi sia nelle gallerie più in vista di Livorno, sia in
quelle di altre importanti città quali, Pisa, Genova e Lucca. A Livorno a sancire il più
assiduo rapporto con Lepori è la Galleria dArte di Francesco Lecca. Particolarmente
attenta alle richieste del mercato, nelle sue sale la Galleria dArte alterna
personali di artisti viventi a collettive di macchiaioli e non manca di privilegiare tra
gli artisti livornesi i rappresentanti del Gruppo Labronico, che dopo i fasti degli anni
venti e trenta, ritrova nuova vita nel secondo dopoguerra acquisendo da subito numerosi
nuovi adepti persino tra i giovani pittori. La personale tenuta da Lepori alla Galleria
dArte nellAprile 1949 viene visitata dallon. Giovanni Gronchi,
presidente della Camera dei Deputati, che, complimentandosi con il pittore, acquista uno
dei suoi quadri. La mostra riscuote un clamoroso successo di pubblico, di stampa e di
critica come rileva Elio Zeme in una accurata recensione pubblicata su La
Gazzetta del 5 Aprile 1949. Il consolidato rapporto e la grande stima del gallerista
livornese per lartista si evince chiaramente nella Attestazione,
che lo stesso Francesco Lecca rilascia a Gio Batta Lepori datata 25 Aprile 1949, ossia
lanno in cui si svolge la personale alla Galleria Rotta di Genova. In questa
occasione Piero Caprile scrive sul prestigioso quindicinale milanese di teatro, arte e
letteratura, Il Corriere degli artisti, un vero e proprio breve saggio.
Intitolato Gian Battista Lepori, pittore della natura, il testo di Caprile
descrive la pittura dellartista paragonandola ad un grande classico, che non
tramonta mai con le mode e riscontra una piena consapevolezza dellartista nel
riallacciarsi alla lezione fattoriana nel rapporto con il vero.
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DAGLI ANNI CINQUANTA AGLI
ANNI SETTANTA .
DALLE PRESTIGIOSE MOSTRE AL
PALAZZO MARIGNOLI DI ROMA E AL MUSÉE MUNICIPAL DART DI PARIGI ALLE IMPORTANTI
ANTOLOGICHE CHE SEGNANO IL PERIODO DELLA PIENA MATURITA DELLARTISTA.
Alle
soglie degli anni cinquanta, Gio Batta Lepori può considerarsi entrato a buon
diritto a far parte del panorama artistico nazionale, in virtù anche
dellindiscussa affermazione delle sue opere sul mercato. La sua spiccata
personalità artistica oramai vira coscienziosamente verso scelte definitive, che di fatto
lo porteranno nella maturità ad una mirabile versatilità nei soggetti e nei temi
trattati, basti pensare soltanto agli splendidi quadri di carattere religioso tra i quali
campeggia il capolavoro de La tempesta sedata. Nel 1953 la imponente mostra
tenuta a Roma nei locali della Associazione del Palazzo Marignoli consacra la sua piena
popolarità. Su quotidiani e riviste di settore sono numerosi gli articoli e le recensioni
della mostra che vanta la presenza sia di personaggi famosi dello spettacolo, tra cui
Sofia Loren, sia di illustri esponenti della politica come testimonia la minuziosa visita
dellOn. Gronchi, che di nuovo acquista due quadri del pittore. Successivamente con
la significativa partecipazione alla mostra collettiva del dicembre 1959 presso Au Musée
Municipal dArt di Parigi, il pittore labronico Gio Batta Lepori va
sempre più vicino alla piena maturità, che gli consentirà ben presto la pratica di una
pittura istintiva sempre più aristocratica e
personalissima vera protagonista negli anni settanta di tre importanti
antologiche: la mostra del 1971 alla Casa della Cultura di Livorno, tenuta in occasione
del venticinquesimo anniversario della sua arte; lesposizione nel Chiostro della SS.
Annunziata a Firenze del 1974 e la ricca rassegna di ben 100 opere al Castello Pasquini di
Castiglioncello del 1979.
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PER UNA PIÙ OPPORTUNA
COLLOCAZIONE UFFICIALE DELLOPERA E DELLA FIGURA DI GIO BATTA LEPORI IN SENO ALLA
STORIA ARTISTICA LOCALE E NAZIONALE DEL NOVECENTO.
LA PITTURA LABRONICA
DELLARTISTA ED IL RAPPORTO CON IL GRUPPO LABRONICO.
Tutto il
percorso artistico di Gio Batta Lepori, se riattraversato con le cognizioni evinte dagli
studi più attuali sul periodo immediatamente antecedente e su quello in cui ha operato
lartista, può riservare sicuramente risvolti di assoluto interesse. Troppi aspetti
necessitano evidentemente di una più accurata analisi a partire dalla pittura
labronica praticata da Gio Batta Lepori e dal suo rapporto con il Gruppo
Labronico, limportante associazione artistica, che anche durante lepoca
della ascesa di Lepori ha avuto un incisivo ruolo nella vita culturale della città. Dalla
documentazione presente nellarchivio degli eredi Lepori si rivela molto interessante
ladesione del pittore labronico agli inviti dellantico sodalizio
livornese. Fondato nel 1920 il Gruppo Labronico ottiene con le prime esposizioni un così
grande consenso in molte città italiane da favorire la creazione di quel mito della
Pittura labronica, che tanto ha continuato a segnare la compagine artistica
livornese del secondo novecento. Per troppo tempo sotto legida dellappellativo
impreciso di labronico si sono ricondotte molte personalità artistiche di ben
diverso valore. Soltanto studi ed esposizioni recenti hanno permesso di rivalutare e
di ricostruire scientificamente uno dei periodi meno indagati dalla critica. Pertanto in
questo ambito è facile intuire quanto ancora si debba scavare per far chiarezza sulla
produzione artistica di Gio Batta Lepori. Si potrebbe iniziare, ad esempio, dal rapporto
con Renato Natali, che tanto ha confidato nelle capacità di Lepori artista emergente da
sostenerlo non solo attraverso le presentazioni in catalogo delle sue mostre, ma anche
esponendo insieme nella stessa galleria. Oppure si potrebbe ancora considerare il rapporto
con il Gruppo Labronico, dal quale Gio Batta Lepori è stato invitato in occasione di
prestigiose esposizioni. Già nel luglio 1947 lartista, infatti, prende parte ad una
mostra di grande interesse alla Harlem House a New York. Anche se lesposizione non
è stata inserita nellelenco ufficiale delle mostre tenute dal Gruppo
Labronico, la rivista Il Progresso Italo Americano ( cioè
lattuale America Oggi) riserva un considerevole spazio
allavvenimento con due articoli corredati di foto e aventi i seguenti titoli:
Il Gruppo Labronico a New York e Mostra dArte dei Pittori italiani del
Gruppo Labronico alla Harlem House. La consistente mostra proposta dalla compagnia
Omero Checcacci per «mettere in contatto larte italiana con il pubblico
della grande metropoli » propone molti nomi prestigiosi del Gruppo Labronico, tra
cui Renato Natali, Ferruccio Rontini, Gino Romiti, Cafiero Filippelli, Ghigo Tommasi,
Giovanni Lomi ed altri. Tutta lesposizione è documentata da un catalogo in lingua
inglese con dati biografici presi dal Dizionario illustrato di Pittori e incisori
moderni 1800-1900 di A.M. Comanducci e da Virtù degli artisti labronici
di Gastone Razzaguta. Ma sempre nel 1947 Gio Batta Lepori prende parte alla XXI mostra
ufficiale del Gruppo Labronico alla Galleria Ranzini di Milano e ancora nel
1948 il nome di Lepori compare tra i componenti del Gruppo Labronico in una mostra di
pittura dell E.N.A.L. al Circolo ricreativo Solvay (LI). Pur non risultando socio
effettivo del Gruppo, lartista evidentemente ha frequentato e si è confrontato, per
un certo periodo, con la realtà artistica dei pittori del Gruppo e questo è un dato da
non sottovalutare. Tuttavia i rapporti tra il Gruppo Labronico e Gio Batta Lepori si
incrinano peraltro in uno dei momenti più critici dellassociazione, ossia a
cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta quando a Livorno sono attive altre formazioni
alternative al Gruppo Labronico e si tengono con successo i Premi Modigliani. Nel 1961 il
Consiglio Direttivo si riunisce in seduta straordinaria per deliberare la ripresa delle
attività e per invitare nuovi membri a far parte dellassociazione, nonché
discutere la proposta di fare presto una mostra in una galleria della città invitando
anche cinque artisti non appartenenti al Gruppo. Il verbale si conclude «con un esplicito
richiamo alla tradizione che rappresenta il chiaro malessere di fondo» e di chiusura nei
confronti di qualsiasi possibilità di evoluzione dei pittori labronici. Tale
atteggiamento porterà ad una serie di eventi che provocheranno lo scioglimento e la
successiva ricostituzione ex novo del Gruppo nel dicembre del 1963. Il comunicato
stampa della riunione del 15 novembre 1961 viene pubblicato su Il Tirreno del
18 Novembre. Appena appreso dalla stampa che il suo nome si trova tra gli eventuali
invitati per una futura mostra, Gio Batta Lepori scrive una lettera al Presidente
del Gruppo Gino Romiti chiedendogli di non far più apparire sui giornali il suo nome tra
i possibili invitati e manifesta la sua forte disapprovazione per quei componenti del
Gruppo che a suo giudizio non sono veri artisti, bensì delle mediocrità che praticano la
pittura alla guisa di una attività sportiva e dunque in secondo piano rispetto alle loro
principali attività. Alla lettera di Lepori fa seguito quella di Luigi Paoli,
collaboratore di alcuni giornali tra cui Fides. Il Paoli replica alla scelta
adottata dal consiglio accusandolo di aver ignorato un artista come Lepori. Troppe,
tante cose evidentemente sono ancora da chiarire e da approfondire su determinati
argomenti della vita artistico culturale livornese di quegli anni, ma una cosa è
certa Gio Batta Lepori è stato parte integrante, attiva di essa e ancor più è stato uno
straordinario autore del nostro Novecento, che ancora necessita di una più idonea
collocazione tra le pagine della storia dellarte. Per questo oggi, mentre si va
completando la catalogazione delle opere e della documentazione in possesso degli eredi
Lepori, si auspica la realizzazione di una esposizione nonché di una monografia
ragionata, che riportino finalmente alla sua autentica luce larte di Gio Batta
Lepori.
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