CRITICA

Critici e colleghi

Una carrellata delle critiche più significative della storia di Gio Batta Lepori.

Gio Batta Lepori

La nobile personalità artistica del pittore labronico.  Testo di Silvia Fierabracci.

Autunno Opera di Gio Batta Lepori

Critici e colleghi

La pittura di Lepori è labronica, senza scuole, senza punti di partenza, ma tutto istinto. Mantenuto dall’entusiasmo, che lo fa lavorare, sa realizzare le sue visioni.
Renato Natali
Pittore
Scontroso a tutte le discussioni sull’arte di moda, a tutti gli "ismi" che fioriscono ogni giorno, il Lepori lavora in solitudine ascoltando soltanto il suggerimento della natura, saggia consigliera.
Cafiero Filippelli
Pittore
L’arte del Lepori é vergine ed istintiva, talvolta ingenua e perciò schietta e genuina, aliena da ambizioni innovatrici, non tormentata dalla febbre della ricerca, ancorata fedelmente a vecchi temi e a formule che sanno avere tuttora la carezza di un linguaggio umano e suasivo.
Elio Zeme
Giornalista
Lepori basa la sua pittura su una realtà consistente, che non può tramontare con la moda e combina con gioia consapevole, una gamma brillante di colori sostenuti. (...) Il vero artista, non preoccupato dalla voce del tempo, distingue che oltre il colore naturale, quello che vediamo con gli occhi dell’umanità, esiste il colore dello spirito. (...) Non é una pittura polemica quella del Lepori e nemmeno si presta alla dialettica: parte da quel sano verismo che ogni giorno contempliamo nella natura. Egli nella pennellata larga dà significato allo spazio e nella tecnica a spatola offre al colore un volume di contenuto.
Piero Caprile
Giornalista
Indubbiamente, come sovente viene detto: pittori si nasce. E’ il caso di questo giovane, nel quale il senso della visione pittorica viene tradotto con immediata facilità. Lo studio amoroso, costante e tenace lo condurranno a concretare le belle qualità di cui la natura gli ha fatto dono.
Gino Romiti
Pittore
Strano artista Lepori, ma artista vero. Ha imparato da sé, non ha avuto in vita sua nessun maestro all'infuori della natura. Ed è questo un maestro che non insegna false teorie. (...) Artista infaticabile, la maggior parte della giornata la trascorre lavorando. Non ama i cenacoli, le discussioni, le polemiche, convinto com’è che non con le chiacchiere si raggiunge l’arte, ma solo con il lavoro indefesso. La sua pittura è tormentata perennemente, il colore gli vibra fra le mani in improvvisi guizzi ed acuti che danno una vita tutta particolare ai suoi quadri; i suoi soggetti sono i soggetti classici della grande pittura di tutti i tempi. La sua arte personalissima e sincera va sempre più affinandosi guidata da un istinto che non falla, alla ricerca della riproduzione fedele della sua anima. Semplice e profonda anima di poeta.
Girolamo Modesti
Giornalista
Gli elementi che compongono la pittura di Lepori sono elementi di vita. Quando ci si avvicina a queste esplosioni di colore, si è presi dal rigoglio di questa opera che appare audace nella sua impetuosa espressione giovanile. Tutto vive e vibra. (...) Egli non coglie aspetti delle cose, ma vibrazioni, e le trasmette con la semplicità che è ad un tempo comprensione e sanità. E questo sacro impressionismo, che pure non ha legami con la magnifica tradizione locale, che esce dal potente e scarnito umanesimo fattoriano, riflette della Toscana una parte meno studiata ma non meno bella.
Guido Guida
Giornalista
Da molti anni seguiamo questo nostro pittore e dobbiamo constatare la sua fedeltà ad un mondo ben delineato. Un mondo fatto di cose semplici e buone che procurano non poche gioie al visitatore. Lepori non ha più vent’anni, ma ha conservato l’entusiasmo e l’ingenuità dell’età più bella. I soggetti sono interpretati senza compromessi: quando l'artista "sente" un soggetto lo aggredisce a colpi di pennello senza evitare particolari e senza modificare. (...) Lepori è un pittore preparato e coerente ed ha un suo pubblico che lo segue e lo ama.
Luciano Bonetti
Giornalista

La nobile personalità artistica di Gio Batta Lepori

di Silvia Fierabracci

I testi qui riportati sono stati riadattati dall’autrice appositamente per questo sito nell’agosto del 2007. Il testo di Silvia Fierabracci dedicato alla figura e all’opera di  Gio Batta Lepori, è stato pubblicato nella sua versione integrale comprensiva delle relative note bibliografiche nel numero speciale del Dicembre 2006 della rivista “Arte a Livorno e oltre confine” intitolato “Gio Batta Lepori. 1946: la scelta di una vita”. Tale numero speciale, del quale in specifico Silvia Fierabracci ha curato il coordinamento editoriale, fa parte della collana “I grandi protagonisti dell’arte labronica del Novecento” della Editrice “Il Quadrifoglio” s.a.s. di C. Quercioli & B. Damari – Livorno.

Nessuna parte dei testi né alcuna foto possono essere riprodotti o trasmessi in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico o meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti.​

Il pittore Lepori Autoritratto Opera di Gio Batta Lepori
Il pittore Lepori Autoritratto

L'attenzione della critica attuale verso la figura e l'opera di Gio Batta Lepori

di Silvia Fierabracci

L’affascinante avventura artistica di Gio Batta Lepori, pittore personalissimo, ha attraversato di fatto quasi tutto il secolo scorso concretizzandosi nella produzione di opere di straordinario valore. La sua consapevole coerenza si è estrinsecata in splendidi dipinti sempre connotati da una rara freschezza, frutto di una pittura raffinata e moderna. In virtù dei più recenti studi ed esposizioni dedicati all’artista, di particolare interesse storico – critico si rivela l’esperienza vissuta da Lepori a cominciare dal momento in cui egli prende la decisione di dedicarsi totalmente all’arte per tutto il resto della sua vita.

Assai indicativo, in questo senso appare il titolo della esposizione ospitata a Livorno nell’ambito del Premio Nazionale Rotonda 2006. Infatti, la mostra “1946: la scelta di una vita” non soltanto ha ricordato un particolare biografico molto significativo, ma ha altresì presentato, grazie ad una rigorosa selezione, una rosa di eloquenti quadri, che ha messo in luce opportunamente l’alto livello dell’arte di Gio Batta Lepori sin dagli esordi ufficiali del 1946. Documentata in catalogo tra le esposizioni accolte nell’ambito della consueta rassegna artistica estiva tenuta a Livorno con cadenza annuale sin dal 1953, la mostra ha catalizzato di nuovo l’attenzione su un autore verso il quale, a tutt’oggi, si riscontra un increscioso ritardo nell’approfondimento di studi relativi alla sua opera. Non a caso, infatti, la necessità di un urgente recupero nei confronti della rivalutazione della figura e dell’opera di Gio Batta Lepori  viene esplicitamente espressa  nella introduzione in catalogo da Chiara Filippini e da Gregorio Rossi, i quali reclamano vivamente una più opportuna divulgazione di questa importante personalità, vera risorsa e patrimonio della nostra cultura artistica.

“1946: La scelta di una vita”.

L'artista Gio Batta Lepori nel contesto post-bellico livornese

Nel 1946 Gio Batta Lepori, nonostante la famiglia già numerosa da mantenere, lascia il suo posto di lavoro sicuro di capo operaio della STANIC, per intraprendere unicamente la carriera artistica. Questo gesto è assai coraggioso e degno di attenzione se si considera il delicato periodo storico nel quale si colloca tale decisione. Livorno, una delle città italiane, uscita tragicamente provata dagli avvenimenti bellici, si trova adesso a dover affrontare la difficile e dura fase della ricostruzione. In Italia il passaggio dal contesto artistico tra le due guerre a quello post bellico rappresenta un momento molto complesso, poiché va segnalato che già durante la guerra stessa gli artisti più significativi avevano manifestato rilevanti evoluzioni di linguaggio. Schieramenti e polemiche rumorose, che oppongono i fautori della figurazione a quelli dell’astrattismo e dell’informale, costituiscono una parte significativa del contesto italiano post bellico laddove insieme alla nascita di movimenti, gruppi e manifesti andavano ad affermarsi eccellenti personalità artistiche. 

Tale articolata situazione si riscontra, chiaramente con le sue peculiarità, anche a Livorno, che, nonostante la devastazione della guerra, assiste alla rinascita della vita artistica addirittura sin dal marzo 1945 con l’episodio di una personale del post-macchiaolo Renuccio Renucci alla Galleria d’Arte. Di lì a poco  sui giornali si torna a discutere di pittura  (tre, sono i quotidiani stampati a Livorno, “Il Tirreno”, “La Gazzetta” e “Il Giornale del Popolo”), nascono ex novo o vengono ripristinate alcune gallerie, si formano i primi raggruppamenti di artisti. Ora il ruolo delle gallerie private è importantissimo, poiché esse rappresentano la principale possibilità per un artista di farsi conoscere. Così la Galleria Labronica, la Galleria d’Arte e la Saletta di Bottega d’Arte divengono gli ambienti d’eccellenza in grado di rispecchiare, con le loro proposte, i gusti artistico – culturali più in voga. In questo clima Gio Batta Lepori si affaccia ufficialmente sul palcoscenico del mondo dell’arte tenendo la sua prima personale alla Galleria Labronica. La mostra corredata da un catalogo con presentazione di Renato Natali riscuote un meritato successo, cui fanno seguito vari articoli-commento tra cui, due sui quotidiani livornesi “Il Tirreno” ed “Il Giornale del Popolo” e uno su “L’Avvenire”, dove Ugo Spadoni è il primo ad evidenziare, nella sua recensione del 20 gennaio 1946, non soltanto “la ricerca continua, lo studio faticoso e instancabile” del pittore, che nel colorismo si richiama ai macchiaioli, ma anche “quell’istinto curato di Gio Batta Lepori volto al progresso e al miglioramento”.

Gio Batta Lepori e Renato Natali

La stima e la fiducia del maestro per il giovane artista, le mostre vissute insieme

A distanza di neppure un anno dall’evento,  l’artista livornese si fa notare con una consistente personale alla Galleria d’Arte Internazionale di Milano, che insieme alla mostra del Lepori ospita la prestigiosa personale dell’affermato Renato Natali. Il catalogo relativo alle due esposizioni, oltre alle opere esposte e ai curriculum di entrambi i pittori, contiene due distinte presentazioni,  una firmata Mario Borgiotti per Natali e una firmata Renato Natali per l’esposizione del giovane artista. Le linee generali dello scritto del Natali sull’opera di Gio Batta Lepori sono sostanzialmente le stesse di quelle della presentazione, sempre da lui firmata, per la prima mostra alla Galleria Labronica. In entrambi i casi il maestro sottolinea la efficace pratica da parte del Lepori di una “pittura labronica”.

Le gallerie e l'affermazione dell'opera di Gio Batta Lepori

Il pittore va sempre più affermandosi sia nelle gallerie più in vista di Livorno, sia in quelle di altre importanti città quali, Pisa, Genova e Lucca. A Livorno a sancire il più assiduo rapporto con Lepori è la Galleria d’Arte di Francesco Lecca. Particolarmente attenta alle richieste del mercato, nelle sue sale la Galleria d’Arte alterna personali di artisti viventi a collettive di macchiaioli e non manca di privilegiare tra gli artisti livornesi i rappresentanti del Gruppo Labronico, che dopo i fasti degli anni venti e trenta, ritrova nuova vita nel secondo dopoguerra acquisendo da subito numerosi nuovi adepti persino tra i giovani pittori. La personale tenuta da Lepori alla Galleria d’Arte nell’Aprile 1949 viene visitata dall’on. Giovanni Gronchi, presidente della Camera dei Deputati, che, complimentandosi con il pittore, acquista uno dei suoi quadri.

La mostra riscuote un clamoroso successo di pubblico, di stampa e di critica come rileva Elio Zeme in una accurata recensione pubblicata su “La Gazzetta” del 5 Aprile 1949. Il consolidato rapporto e la grande stima del gallerista livornese per l’artista  si evince chiaramente nella “Attestazione”, che lo stesso Francesco Lecca rilascia a Gio Batta Lepori datata 25 Aprile 1949, ossia l’anno in cui si svolge la personale alla Galleria Rotta di Genova. In questa occasione Piero Caprile scrive sul prestigioso quindicinale milanese di teatro, arte e letteratura, “Il Corriere degli artisti”,  un vero e proprio breve saggio. Intitolato “Gian Battista Lepori, pittore della natura”, il testo di Caprile descrive la pittura dell’artista paragonandola ad un grande classico, che non tramonta mai con le mode e riscontra una piena consapevolezza dell’artista nel riallacciarsi alla lezione fattoriana nel rapporto con il vero.

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